Riportiamo di seguito l’articolo pubblicato il 01.02.2019 sul quotidiano La Provincia di Como a pagina 24, redatto dalla giornalista Maria Castelli
Vecchio mulino da ristrutturare «Recuperiamo un pezzo di storia»
Colverde – La Pro val Mulini vuole dare nuova vita al “Faustino” ricostruendo la tradizione.
Il presidente dell’associazione: «Ci aiuta lo storico Ivo Mancini». Si mira a farlo funzionare
L’associazione Pro Val Mulini Onlus ha acquistato un mulino. Non è un gioco di parole, ma un atto di compravendita vero e proprio, sottoscritto davanti ad un notaio l’altra mattina e con contestuale esborso di 10mila euro.
Il “mulino Faustino”, in valle, sul territorio della frazione di Drezzo, ai confini con Uggiate Trevano e Ronago diventa così patrimonio sociale e patrimonio di tutti, pezzo di storia, di gente, di acqua, di economia contadina da consegnare al futuro.
Operazione
« Con lo storico Ivo Mancini, nostro socio, stiamo ricostruendo nei dettagli le vicende legate al mulino Faustino, date, personaggi, ambienti d’epoca – afferma Livia Fargnoli, presidente di Pro Val Mulini – per inserirlo nella mappa dei luoghi notevoli della valle. Saranno recuperati gli elementi scomparsi finchè è possibile e l’insieme sarà a disposizione per visite guidate ».
L’Associazione Pro Val Mulini da sempre difende e valorizza le tracce del passato, passo su passo, in collaborazione con il Parco della Spina Verde e con le istituzioni, nella convinzione che la Val Mulini è ecomuseo a cielo aperto, solcato da vie d’acqua, boschi, prati ed antiche strutture che riportano alla civiltà legata alla terra e ai campi. Una civiltà da preservare.
Non s’è dunque fatta sfuggire “l ‘operazione Faustino” e l’ha condotta con gli eredi di Eligio Stefanetti, guardando alle possibilità di recupero almeno estetico. Su quello funzionale, si addensano i punti interrogativi, ma chissà. Nel mulino, non c’è più la ruota che corredava i due locali dove i contadini portavano il mais e il grano da macinare e provenivano da tutta la zona dell’Olgiatese e dell’Uggiatese con carri, buoi e cavalli. Gli stessi mugnai facevano servizio porta – a – porta con il carretto. Tra l’altro, alcune strade e ponti in val Mulini furono realizzati soprattutto per collegare i mulini della valle e questo è un segno dell’importanza dei “murnèe”, prevalenti nell’economia della zona. Ma i due locali “parlano” ancora, con la loro architettura e raccontano, per esempio, della ricchezza e della povertà, del genio di un tempo e dell’arte di utilizzare le rogge per far girare la ruota attraverso un sistema di chiuse o paratoie mobili per gestire gli afflussi, alzandosi o abbassandosi. I diversi quantitativi d’acqua, infatti, permettevano ai mugnai i diversi tipi di macinazione, secondo le esigenze dei clienti.
Vite di sacrifici
E benchè arrugginite, le chiuse sopravvissute sono passate attraverso i secoli e sono giunte fino ai nostri tempi, testimonianza di cervelli fini e di mani operose.
Ma la natura è sempre stata una sfida: finchè c’era acqua nelle “rogge molinare” i mugnai sbarcavano il lunario. Quando non c’era acqua e succedeva con la siccità, dovevano darsi da fare con lavori vari per portare a casa qualcosa. Il recupero di un mulino significa recuperare anche queste azioni e questi sacrifici, come sottolinea da sempre l’Associazione Pro Val Mulini. Cioè, l’anima della valle.